Il dibattito in Direzione

La responsabilità che pesa sugli eletti repubblicani

Dal dibattito che si è svolto ieri durante la Direzione nazionale del Pri è emersa una grande consapevolezza della nuova fase politica che si è aperta e anche delle difficoltà che questa presenta. Le elezioni hanno drasticamente ridotto le forze parlamentari, escludendo partiti storici dalla Camere; e dunque avviando di fatto un processo di semplificazione - di cui noi ci dispiaciamo - che ha incontrato un sostegno molto forte nell'opinione pubblica, persino al di là dell'esito del voto.

La maggioranza del paese ha dato un consenso ampio ad una personalità, quale quella di Silvio Berlusconi, prima ancora che al Pdl, al momento una costruzione in corso d'opera. Mentre una minoranza molto significativa dell'elettorato ha sostenuto Veltroni, a cui peraltro molti osservatori legati alla tradizione della sinistra democratica - Emanuele Macaluso, ad esempio - rimproverano l'assenza di un organismo politico vero e proprio posto alla base della sua leadership.

In questo contesto il Partito repubblicano non ha più tra i suoi rappresentanti eletti un senatore del valore di Antonio Del Pennino, mentre ha confermato i due deputati uscenti, Francesco Nucara e Giorgio La Malfa. Sulle spalle dei quali pesa in maniera particolare la responsabilità di evitare che la storia dell'Edera si spenga nel corso di questa legislatura. E' un rischio che dispiace evocare ma che occorre tenere presente prima di ogni altra considerazione: tante sono lo forze politiche già scomparse dal panorama italiano e quella del Partito repubblicano italiano è posta da anni ai limiti della capacità di sopravvivenza.

La Segreteria nazionale, nel corso delle trattative per la formazione delle liste, fissò la sua "linea del Piave": no all'ipotesi di scioglimento del partito, no al gruppo unico parlamentare del Pdl, no alla rinuncia a presentare liste con il simbolo dell'Edera alle amministrative. La fiducia verso il candidato premier Silvio Berlusconi non corrispondeva matematicamente alla fiducia verso il Pdl. Non solo perché non è detto che il bipartismo si realizzi perfettamente - abbiamo già notato alcune difficoltà tra Forza Italia ed An, nonché l'orgogliosa prosperità della Lega e il sorgere di problemi analoghi nel Pd - ma perché la prospettiva del Partito popolare europeo, nel quale Berlusconi e Fini vogliono confluire, non ci riguarda.

Noi rappresentiamo un'altra storia e un'altra tradizione politica in Europa. Né abbiamo intenzione di metterla in discussione, se non con un Congresso, soprattutto quando si vedono i successi che questa ha ottenuto nelle ultime amministrative in Gran Bretagna, ove i liberali hanno superato il Labour.

Per questo l'idea complessiva della Direzione del partito è quella di segnare un punto di distanza politica verso il Pdl, indicando l'adesione al Gruppo misto. Questo non significa far venire meno il nostro supporto al governo e alla fiducia che riponiamo nel premier: ne sono testimonianza le dichiarazioni che il segretario del partito ha reso al termine dell'incontro di consultazione con il Capo dello Stato. Significa invece sottolineare una diversità che non intendiamo fare venire meno. Contiamo che tutto il partito si convinca della necessità di questa scelta e la rispetti.

Roma, 7 maggio 2008